Il trapianto d’organo solido rappresenta uno dei più rilevanti progressi della medicina degli ultimi 60 anni. Questo settore è evoluto dalla fase pionieristica a quella attuale che lo può a pieno titolo far considerare un’opzione terapeutica routinaria, salvavita, affidabile e costo-efficace, quando comparata con trattamenti alternativi di malattie d’organo terminali sia acute che croniche.
Questa straordinaria evoluzione origina da una serie di convergenze di accettazione culturale e di evoluzione politica e legislativa che hanno consentito e facilitato la donazione d’organi, il reperimento e l’allocazione degli organi stessi, congiuntamente ai progressi delle tecniche di preservazione degli organi, della chirurgia, dell’immunologia, dello sviluppo di farmaci immunosoppressori e della gestione delle complicanze infettive.
La disponibilità d’organi, tuttavia, è carente rispetto alla richiesta e si cerca una potenziale soluzione nello xenotrapianto. Questa pratica rappresenta un campo rivoluzionario ad alto potenziale sul quale restano però numerosi quesiti tecnico-scientifici e questioni di carattere bioetico da chiarire.
A rendere il trapianto una pratica quotidiana, contribuisce significativamente il progresso nello sviluppo di nuovi e potenti farmaci immunosoppressori oggi disponibili o in fase avanzata di sperimentazione, ma al tempo stesso assistiamo a una crescente circolazione di agenti infettivi resistenti anche ai più recenti farmaci anti-microbici che rendono la tematica sempre più complessa. Nonostante i notevoli progressi compiuti, le complicanze infettive che si verificano nel post-trapianto continuano a rappresentare un’importante causa di morbosità e di frequente ospedalizzazione sia a breve che a lungo termine.
In Italia si effettuano, ormai da anni, quasi 4000 trapianti d’organo con percentuali di sopravvivenza a 1 anno di oltre il 90% per fegato, cuore e rene. La popolazione di soggetti trapiantati nel nostro Paese consta oggi di oltre 40.000 soggetti che in larga misura vengono riabilitati a una normale vita produttiva. E’ del tutto evidente che un numero crescente di pazienti trapiantati afferisce alle strutture assistenziali situate in prossimità delle proprie residenze. Poiché la gestione delle complicanze infettive post-trapianto è materia complessa e in continua evoluzione, sia il clinico trapiantatore esperto che il clinico (infettivologo, epatologo, nefrologo, cardiologo, microbiologo, etc.) che opera in centri dove non si effettua attività di trapianto, necessitano di un continuo aggiornamento per poter garantire un adeguato livello di assistenza al paziente trapiantato che a loro si rivolge.
Per discutere dei più recenti progressi nel campo dell’infettivologia dei trapianti si svolge a Varese la nona edizione del Congresso internazionale su Infezioni e Trapianto.
Nella presente edizione, oltre a quanto concerne le infezioni nel trapianto d’organo solido, verranno affrontate le caratteristiche delle infezioni nei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche.
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta infatti una terapia salvavita consolidata e di grande successo per la cura di numerose e gravi malattie del sangue, anche se in questi ultimi anni le indicazioni terapeutiche sono state notevolmente ampliate. Analogamente a quanto si osserva per il trapianto di organi, da oltre un decennio, si effettuano in Italia oltre 3000 trapianti autologhi e quasi 2000 trapianti allogenici di cellule staminali emopoietiche. I pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali presentano un rischio infettivo a volte anche maggiore rispetto ai pazienti sottoposti a trapianto di organo solido, soprattutto per quanto riguarda le infezioni fungine e da batteri multiresistenti, senza trascurare l’impatto esercitato da alcune infezioni virali ed in particolar modo da CMV e da virus epatitici.
L’infezione da HIV, oggi cronicizzata grazie alla disponibilità di potenti farmaci antiretrovirali, si caratterizza per percentuali di sopravvivenza simili a quelle di soggetti coetanei senza infezione da HIV. In virtù di tali progressi l’attività di trapianto di organo solido e di cellule staminali in soggetti con infezione da HIV con malattie d’organo terminali o patologie oncoematologiche è oggi una realtà consolidata. La disponibilità di nuovi farmaci antiretrovirali con ridotta tossicità e minime interferenze farmacologiche, tra terapie antiretrovirali e farmaci immunosoppressori, apre nuove prospettive in questo campo. Dopo le esperienze pionieristiche del Sud Africa, anche nel mondo occidentale il trapianto di organi da donatori con infezione da HIV in riceventi con infezione da HIV è in crescita e dal 2018 è diventata una realtà anche nel nostro paese.
Le attuali disponibilità di nuovi antimicrobici con attività nei confronti di agenti batterici, fungini e virali rende quanto mai opportuna una puntualizzazione delle migliori strategie di profilassi e terapia al fine di preservare l’efficacia di queste nuove molecole.
Sarà inoltre dedicata una sessione ai problemi emergenti causati sia da agenti virali già noti o di origine tropicale che costituiscono una nuova sfida per gli operatori sanitari.